Gli esordi

ritratto elio cerbella
Ritratto di Elio Cerbella (2015)


Elio Cerbella
(Gubbio, 25 maggio 1933 – Gubbio, 15 luglio 2019), figlio di impiegati della ferrovia dell’Appennino centrale. E’ affascinato dalla ceramica sin da bambino. Già all’età di 8 anni ama collezionare pezzettini di ceramiche che affiorano dal terreno smosso dall’aratro, durante i lavori agricoli nella campagna eugubina ai quali assiste ogni tanto. Osservare il lavorio della lama nella terra è per il piccolo Elio un gioco pieno di stupore.

Appena finite le scuole medie, inizia l’apprendistato nella bottega del Conte Belli, in via Ducale. E’ un giovane curioso e attento, acquisisce qui le tecniche base della ceramica, inclusa la cottura a riverbero di tradizione mastrogiorgesca.

Mattonellina a riverbero

Nel 1950, con il signor Ingino Baffoni, rileva la fabbrica dando vita alla ceramica “Lupo d’Agobio”.
Due anni più tardi, Cerbella si mette in proprio e apre un laboratorio in via Borromei, nel “vicolo del Gamboccio”, quartiere di San Martino a Gubbio. E’ un fondaco della casa di famiglia, e il giovane ceramista vi costruisce artigianalmente un forno (mufola) a pianta centrale per la cottura della ceramica. Un’opera apprezzabile che mostra le grandi capacità e l’ingegno di Cerbella, nemmeno ventenne.

Si dedica, in questo periodo, soprattutto al bucchero, genere molto apprezzato all’epoca. Realizza vasi, piatti, anfore e piccole sculture, unendo le tecniche della ceramica artigianale, e qualche segreto di bottega, a un’attenta scelta della materia prima: Cerbella non si accontenta dei panetti che si trovano in commercio, ma va alla ricerca di depositi di argilla lungo i corsi d’acqua della campagna eugubina, ricavandone amalgami di grande qualità che danno al bucchero colorazioni straordinariamente intense. I risultati vengono giudicati molto apprezzabili.

Per la cottura del bucchero, in via Borromei, il ceramista usa un fusto in lamiera dell’olio da due quintali, vuoto e tagliato in due parti, con un coperchio per chiudere. Le opere in argilla vengono asciugate, ripulite, scartavetrate e, infine, “steccate” con il legno di bosso. La steccatura permette di lucidare l’esterno del manufatto prima della decorazione, che avviene graffendo l’opera con la punta del grammofono, attaccata sull’estremità di una penna tipo Bic in metallo. Una volta pronte, le opere vengono avvolte nella carta di giornale – utilizzata per sfruttarne gli abbondanti fumi della combustione – e collocate nel fusto chiuso ermeticamente con lo sterco di cavallo.

Nel 1953 Cerbella trasferisce la fabbrica in corso Garibaldi e inizia a collaborare con il fratello Antonio, sperimentando arte e artigianato, con la produzione di buccheri e oggetti decorati e smaltati. Per loro lavorano già sei donne e realizzano molti oggetti a tema sacro per i negozi di Assisi. A 24 anni, nel 1957, Cerbella si trasferisce a Roma: viene chiamato a insegnare Educazione artistica ceramica alla scuola media “Pio XII” di Casal Bruciato, nel quartiere popolare Tiburtino III. Gli anni romani sono importantissimi per la formazione di Cerbella, sia dal punto di vista didattico – decide infatti di diplomarsi all’Istituto d’Arte di Roma dove conosce Leoncillo Leonardi – sia da quello umano, insegnando ai ragazzi dei quartieri operai capitolini.
A scuola proponevo spesso la ceramica. Abbiamo sperimentato diverse tecniche, foggiato e poi cotto nel forno della scuola – racconta Cerbella nel 2014 – e i ragazzi apprezzavano molto la materia. Adoravano lavorare l’argilla e sporcarsi le mani. Il nostro vanto era toglierli dalla strada del Tiburtino terzo dove c’era fame e disperazione. La scuola nasce proprio con lo scopo di dar loro un futuro”.

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