Gli anni romani

Nel 1957 Elio Cerbella si trasferisce a Roma, chiamato a insegnare a Casal Bruciato, nella grande scuola intitolata a Pio XII. E’ un prescelto, a tutti gli effetti. Ecco perché: la bottega di Gubbio, piena di opere, racconta le sue abilità e non passa inosservata agli occhi di un professionista romano che sta facendo il giro d’Italia, alla scoperta di talenti dell’artigianato, per costituire il corpo docenti della nuova scuola media di Casal Bruciato al Tiburtino.

E’ il “Toro morente”, un’opera da tavolo realizzata dopo la metà degli anni ’50, nel laboratorio di corso Garibaldi, ad affascinare l’ingegnere di origine napoletana. L’animale sanguina, sembra arretrare; il bucchero semilucido gli conferisce grande intensità. Il professionista lo vuole acquistare, a tutti i costi, ma l’opera non è in vendita. Elio Cerbella è determinato a non separarsi da quella sua creazione.
Il professionista non molla e, qualche tempo dopo, torna di nuovo a Gubbio. Stavolta non per acquistare l’opera, ma per proporre a Cerbella un incarico: insegnare ceramica nella capitale, con tanto di biglietto del treno per incoraggiarlo. Il travaglio c’è, ma alla fine Elio decide di partire per insegnare in questa scuola romana, realizzata con il contributo di Papa Pacelli (morirà nel 1958) e di alcuni benefattori. Qualche anno dopo, l’ingegnere riceve in regalo il “Toro Morente” da Elio Cerbella, in occasione di un avvenimento importante. Il cerchio è chiuso.

Il ceramista eugubino passa quattro anni molto intensi. Si appassiona all’educazione dei giovani disagiati che frequentano l’istituto. Egli stesso, assetato di conoscenza, decide di tornare sui libri, iscrivendosi da privatista all’istituto d’arte di Roma, dove si diploma nell’anno scolastico ’60/’61.
Sul suo cammino c’è Leoncillo, artista spoletino molto conosciuto già all’epoca, insegnante di Plastica ceramica nell’istituto fino al ’52 e direttore del laboratorio negli anni seguenti. I due umbri si frequentano e diventano amici.
Di sera, conclusi il lavoro, lo studio e il volontariato in un manicomio infantile, Elio Cerbella frequenta lo studio di Leoncillo Leonardi (1915 – 1968) ai Fori Imperiali. Subisce le influenze della cosiddetta “Scuola romana”, si confronta con il maestro spoletino e realizza con lui qualche lavoro al tornio. Coltiva inoltre l’amicizia con Corrado Cagli (1910 – 1976).

Negli anni successivi, quest’ultimi, legati all’Umbria e alle Ceramiche Rometti di Umbertide, gli fanno visita nella vicina Gubbio più volte. Leoncillo, in particolare, lo va a trovare d’estate, a bordo di una rombante auto sportiva decapottabile. Ama intrattenersi con Cerbella nelle osterie del quartiere di San Martino a parlare d’arte, tra un bicchiere di vino e una boccata di fumo.

Gli anni romani sono pieni di incontri, stimoli e opportunità. La passione di Cerbella e la sua capacità di trasferire conoscenze sono speciali e gli permettono di farsi notare anche fuori dalla sua cerchia di amici e colleghi. La redazione di Telescuola, programma Rai a carattere “sostitutivo”, in onda fino al 1966, prova a reclutarlo per l’insegnamento dell’Educazione artistica in tv. E’ un incarico importante, ma Elio, un po’ troppo timido per le telecamere, non accetta. Ha in mente altri progetti, nonostante l’ideatrice Maria Grazia Puglisi lo incoraggi in tutti i modi.

Vaso scultura in bucchero
Vaso scultura in bucchero

In questo periodo inizia a partecipare a mostre collettive e concorsi. E’ il caso del Premio Gubbio Mastro Giorgio – Mostra della Ceramica d’Arte (1958), dove l’artista espone i suoi Vasi scultura, molto apprezzati e premiati con la Medaglia d’oro del Senato della Repubblica. I Vasi di ceramica scura, sculture a più volumi con vibrazioni cromatiche, sono esposti anche alla Fiera del Levante di Bari e nel corso di una collettiva al palazzo delle Esposizioni di Roma. Negli anni successivi partecipa assiduamente alle Biennali d’Arte della Ceramica di Gubbio.

Al palazzo delle Esposizioni, dove stavolta espone un grande pannello in bucchero con le Ballerine, conosce  Emilio Greco. Siamo all’inizio degli anni Sessanta, l’artista catanese riconosce il talento di Cerbella e gli suggersice di avvicinarsi ai maestri per proseguire il percorso avviato.
A Roma l’artigiano eugubino lascia segni della sua presenza. Realizza un pannello decorativo in ceramica colorata, dedicato a lavoro e cultura, per un edificio del ministero dei Beni Culturali all’Eur e, poco dopo, gli viene commissionato il ritratto murario in ceramica del giovane Luigi Corridori, dal padre Giuseppe, presidente della Banca Nazionale del Lavoro fino al 1963.

La Città Eterna lo affascina e stimola, eppure Cerbella appena può rientra in treno nella città natale dove l’attendono la fidanzata Bianca e il lavoro nella fabbrica di famiglia: graffisce, decora, porta avanti la produzione, in collaborazione con il fratello Tonino. Nel 1961 arriva l’opportunità di tornare a Gubbio, per insegnare all’istituto statale d’arte nato due anni prima. Non si tira indietro.

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